Papà o Babbo: Perché in Toscana si dice babbo?

Papà o Babbo: Perché in Toscana si dice babbo?

Papà o Babbo, perchè in Toscana si dice babbo? Forse anche voi vi sarete posti questa domanda. In tutta la Toscana e in alcune zone dalla Sardegna, Umbria e Marche non si dice papà ma babbo, qual è il termine corretto? Scopriamolo insieme.

Papà o Babbo, perché in Toscana si dice babbo?

Papà o Babbo: Perché in Toscana si dice babbo?

Fin dai tempi antichi in Toscana la parola babbo era di uso comune, lo ritroviamo infatti nell’ inferno dantesco, considerandoli termini puerili: “”Ché non è impresa da pigliare a gabbo / discriver fondo a tutto l’universo, / né da lingua che chiami mamma o babbo“. Anche Collodi, toscano di nascita, nella favola di pinocchio, usa il termine babbo per chiamare Geppetto: ‘babbo….babbino mio’

Secondo l’ Accademia della crusca: “Niente di più naturale: “babbo”, così come “papà” e “mamma”, è una delle prime parole che un bambino pronuncia. I termini affettivi per “padre” e “madre” hanno questo tipo di origine: forse non molto interessante per un erudito, ma certamente molto bello”.

Il termine papà sarebbe un termine preso dalla lingua francese e usato soprattutto nel nord Italia. Nei tempi antichi era usato dai nobili, mentre le persone del popolo, più genuine, preferivano il termine babbo. In passato nel vocabolario papà non esisteva perchè veniva definito un francesismo per sostituire il termine, più affettuoso,” babbo”. Nel 1956 Aldo Gabrielli inserì il termine papà nel Dizionario linguistico moderno considerandola “una voce onomatopeica infantile, che ripete il balbettio puro e semplice dei bimbi di tutto il mondopuristi sostengono che si debba dir babbo (usato peraltro solo in alcune regioni), la quale è pur essa voce onomatopeica infantile: ora noi pensiamo che non ci sia da segnar barriere nella voce istintiva dei bimbi, sia essa pa-pa o ba-ba”.

Qual è il termine coretto?

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Babbo è un’ espressione locale, la dottoressa Paoli dell’ Accademia della crusca afferma: “Sono forme tipiche del primissimo linguaggio infantile. Costituite dalla ripetizione di una sillaba, perlopiù formata dalla vocale a e da una consonante bilabiale (p, b, m), i suoni più facili da produrre per i bambini. Spesso nei vocabolari viene indicata come voce affettiva, in realtà nel toscano tradizionale è anche voce denotativa, perché quando parliamo diciamo “babbo” e non “padre”. Quest’ultimo termine, infatti, seleziona non solo l’italiano, ma anche una lingua molto formale”

La disputa tra babbo e papà nasce nell’ ottocento quando  Giuseppe Frizzi, nel 1865 affermò: “Padre è la voce vera e nobile, la quale si riferisce a tutti i padri in generale. Si trasporta a significare paternità spirituale, e comecchessia Colui che primo ha dato origine a una cosa. Babbo è voce da fanciulli, ed è usata anche dagli adulti a significazione di affetto, e suol dirsi parlando del proprio padre o del padre di colui a cui parliamo. La voce Papà è una leziosaggine francese che suona nelle bocche di quegli sciocchi, i quali si pensano di mostrarsi più compiti scimmiottando gli stranieri”.

Il fatto che papà veniva usato dalla classe più nobile si evince anche dal modo di dire “figlio di papà”, mentre “figlio di babbo” non suona per niente.

Con il passare del tempo babbo si sta perdendo, lasciando sempre più spazio al termine papà, utilizzato nella maggior parte dell’ Italia. Ma se ci pensiamo bene uno dei personaggi più importanti della nostra tradizione si chiama  ‘Babbo Natale’ e non ‘Papà Natale’!

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